Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 27 Luglio, 2022
Nome: 
Ubaldo Pagano

A.C. 3653

Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretaria Guerra, il triste epilogo di mercoledì scorso ha aperto un grande vuoto di fronte alle aspettative del nostro Paese; un Paese che ha sperato fino all'ultimo momento, e non ha mancato di dirlo a voce alta, che la politica si dimostrasse all'altezza del difficile momento che stiamo attraversando, che i cittadini stanno attraversando. E invece la politica, grossa parte della politica si è nascosta, non si è espressa. L'inflazione è ai massimi da trent'anni a questa parte, i prezzi dei beni di prima necessità schizzano, mentre gli stipendi e le pensioni, per i fortunati che ce li hanno, restano fermi. La povertà cresce e i divari si allargano, le tensioni internazionali, sempre più preoccupanti, unite all'aumento del costo dell'energia, che mette in ginocchio le famiglie più fragili ed obbliga gli imprenditori a fare i salti mortali per salvare le loro attività, ne sono un triste esempio. Di fronte a tutto questo, una grande parte della politica italiana ha scelto di tirarsi indietro: tra le difficoltà dei cittadini e gli appetiti dei sondaggi ha scelto di rincorrere i secondi; tra il sacrificio e l'opportunismo ha scelto quest'ultimo; tra dire sì e dire no ha scelto di uscire dall'Aula. E, così facendo, tra i tanti danni che il Paese sarà chiamato a pagare, avete depotenziato anche la portata di questo decreto. Un decreto che, dico subito, va nella direzione da tutti auspicata, quella della semplificazione fiscale e di un nuovo rapporto tra fisco e cittadini. Un provvedimento che punta sull'alleggerimento degli adempimenti a carico di imprese e contribuenti, e che vuole rendere più agili le regole e i compiti dell'amministrazione finanziaria. Un decreto, però, mancante del pieno contributo che questo Parlamento avrebbe potuto dare; tante proposte che ne avrebbero ampliato lo spettro e aiutato i cittadini e le aziende in un momento molto critico. Fortunatamente, siamo riusciti a recuperare in extremis alcune misure ugualmente importanti. Parlo degli interventi approvati da quest'Aula che riguardano, ad esempio, il completamento della riforma del Terzo settore. Modifiche fondamentali per semplificare la vita degli enti sotto molti aspetti, non solo sotto quello fiscale, e che valorizzano un settore prezioso del nostro Paese quale è quello dell'economia sociale. Oppure l'atteso emendamento per lo sblocco dei crediti fiscali precedenti al 1° maggio, che rischiavano di restare incagliati, lasciando migliaia di imprese nell'impasse più totale; da oggi apriamo alla possibilità di cedere con più facilità questi crediti. O, ancora, la cancellazione di una norma più che dannosa, quella che vincolava i contributi alle imprese per l'acquisto di energia e gas ai limiti del regime de minimis. Grazie al nostro intervento garantiamo a tutte queste realtà la possibilità di continuare e ricevere i necessari aiuti per fronteggiare, per alleviare l'emergenza energetica che viviamo in questi giorni e che purtroppo vivremo anche nei prossimi mesi. E allora oggi, qui, signor Presidente, vorrei porre alcuni quesiti su ciò che quella parte della politica non è stata capace di dare a un Paese in sofferenza: dignità, responsabilità, coraggio.

È dignitoso, ad esempio, autoproclamarsi paladini dell'impresa e delle partite IVA, salvo poi voltargli le spalle nel momento peggiore? È dignitoso blaterare da 25 anni di burocrazia asfissiante e taglio delle tasse, e poi boicottare un Governo ad un passo da quegli obiettivi? Dov'è la responsabilità di chi reclamava giustamente e legittimamente più attenzione verso le urgenti questioni sociali del nostro Paese, ma poi ha preferito gettare queste persone in pasto all'incertezza di un Governo dimissionario e senza tutti gli strumenti per dare risposte esaustive a quelle urgenze? E, infine, dov'è il coraggio, il coraggio di chi assume delle decisioni senza assumersene le responsabilità, di chi butta giù un Governo senza nemmeno metterci la faccia, senza avere il coraggio di dire ad alta voce di no alla fiducia a Mario Draghi e al suo Governo, senza - permettetemi questa digressione - avere un minimo di buon gusto, facendo dimettere prima i propri rappresentanti nello stesso Governo?

Insomma, sembra recitiate ormai da tempo la solita litania: sempre cara mi fu questa poltrona. Quando è iniziata l'esperienza di questo Governo, il nostro Paese aveva davanti un'emergenza da gestire, il COVID, e un'opportunità da cogliere, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Partito Democratico è stato il primo ad offrire la propria serietà e lealtà ad un progetto autorevole che guardava al bene del Paese, consapevoli che in una maggioranza così diversa, eterogenea, larga, avremmo dovuto rinunciare ad alcune nostre battaglie; ma altrettanto consapevoli che questi sarebbero stati sacrifici minori rispetto all'importanza di dare agli italiani una guida salda, autorevole, un percorso chiaro in un momento in cui non si possono avere esitazioni, soprattutto su tre temi fondamentali: lavoro, fisco e pensioni.

Noi siamo stati fedeli a quel patto ed eravamo pronti a dare ai lavoratori, alle imprese e ai pensionati le risposte che attendevano. Siamo stati leali con il Presidente Draghi e con il suo Governo fino in fondo, e soprattutto siamo stati leali con gli italiani che chiedevano a gran voce che questo tentativo, questo esperimento potesse portare ai risultati che auspicava. Quel popolo, che a parole molti di voi dicono di difendere, ma che nei fatti avete abbandonato, un po' come l'Aula, mettendo a repentaglio miliardi di investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, bloccando le riforme che aspettiamo da anni e a cui sono legate le erogazioni dei contributi del PNRR, dando priorità alle ansie da potere piuttosto che a risolvere i problemi di chi non arriva alla fine del mese.

Sono orgoglioso di far parte di una comunità politica, invece, che è anni luce distante da tutto questo, che ha fatto della serietà, della responsabilità, del coraggio, delle sue priorità il tratto distintivo del proprio impegno, che ha la forza e la volontà di portare avanti e rafforzare quell'agenda sociale che dopo le elezioni sarà ancora più stringente, per i giovani, per le donne, per un futuro di diritti e libertà. Un partito che vuole modernizzare il fisco non solo per combattere con più efficacia l'evasione fiscale, ma per rendere più semplice la vita delle imprese e dei contribuenti, per reinvestire le somme recuperate per l'abbassamento delle tasse, sempre guardando al principio di progressività scolpito nella nostra Carta costituzionale, e non, come vorrebbe qualcuno, togliendo ai poveri e agli onesti per dare ai ricchi e ai furbi.

E sono certo che gli italiani ricorderanno tutto quello che avete compiuto in questi giorni. È proprio per questa ragione, con i limiti che questo decreto ha rappresentato per l'impotenza di poter incidere in profondità, che il Partito Democratico conferma il voto favorevole alla legge di conversione del decreto, seppur con il rammarico di aver lasciato in sospeso tante questioni.